Un famoso giornalista argentino, Nelson Castro, narrò la sua storia e ci è parso di grande importanza condividerla: “Ho avuto una erisipela gangrenosa, non curata, e questa provocò il bisogno di una operazione per togliere i tessuti nocivi che mettevano a rischio la mia vita. Stavo per firmare un contratto con Cablevisión. Un dirigente mi chiamò e mi disse: - Non potrai mai più lavorare in televisione con quelle cicatrici; quindi, questo contratto non si firmerà mai. Gli dissi: - Non si preoccupi, vedrà che potrò. Il mio capitale é ciò che penso e dico, non la mia faccia. Il destino a volte é un paradosso, l’anno dopo fu lui che mi chiamò per fare un programma politico. Mi chiese scusa e, ovviamente lo perdonai, perché chiunque può sbagliare”.
Nelson Castro aveva due opzioni: (1) credere alle parole del dirigente e immergersi in una profonda depressione, o ... (2) affrontare la situazione con coraggio e infocarsi nella cosa più importante. Scelse la seconda opzione e oggi è uno dei conduttori più importanti e famosi della televisione argentina.
La stessa cosa succede in relazione alla nostra salute: i dottori ci possono dire, dopo vari studi, che abbiamo una malattia incurabile e che ci rimangono sei mesi di vita. In questo caso possiamo avere due diverse reazioni: se accettiamo il diagnostico e la sentenza di morte del dottore, inizieremo a contare i giorni che ci rimangono di vita e, molto probabilmente, quando arrivi il giorno zero, non ci saremmo già più. Se accettiamo il diagnostico, però no la condanna, e ci proponiamo confidare in Dio e andare avanti, c’è una percentuale molto alta di guarigione o di convivere con la malattia.
Le parole hanno un grande potere per mezzo della preghiera. Ogni parola elevata alla presenza di Dio può produrre il miracolo più straordinario che puoi immaginarti.